Proseguiamo questo nostro
excursus sulla coppia cercano di sintetizzare in un’unica dimensione alcuni
tratti che, nella vita a due, sono imprescindibili. L’aspetto su cui
concentreremo la nostra attenzione in questo contributo è il valore personale, ossia l’importanza
che una persona sente di avere e che, viceversa, attribuisce al proprio
interlocutore, in una relazione di coppia. Si tratta di un aspetto, anche in
questo caso, che si dà per scontato, non si osserva mai, ma permea qualsiasi
relazione tra le persone, a maggior ragione una relazione di coppia.
A ben guardare il modo in cui mi
approccio a un qualsiasi interlocutore, ossia gli parlo, mi atteggio, mi
permetto o meno di essere libero e naturale dice molto del valore che lui ha
per me e che io ritengo di avere per lui. Che si tratti di un amico, un
conoscente, un collega, o della compagna di una vita, tutti i modi del mio
relazionarmi con lui o con lei dice del valore reciproco che sentiamo di avere.
In qualsiasi relazione ognuno di noi si comporta in modo differente
principalmente in rapporto a questa dimensione: il valore personale.
Se usiamo questa cartina di
tornasole per osservare il rapporto con il nostro partner riusciamo ad avere
informazioni preziose circa il nostro equilibrio di coppia. Sì perché una coppia “in salute” è quella in cui
entrambe le parti si attribuiscono un valore simile e ognuna delle due
tutela il proprio valore proprio nella misura in cui sente di averlo. E’,
questo, uno degli aspetti più importanti della vita psichica individuale e, di
conseguenza, di coppia.
Attribuirsi un valore significa sentirsi amabili, apprezzabili, degni
di attenzione e cura, interessanti. E quindi significa esprimere se stessi nella convinzione di incontrare la vicinanza e
partecipazione altrui. Esprimersi con la sicurezza e con il piacere di
farlo, a prescindere (in qualche misura) dalle aspettative, dalle richieste e
dal giudizio altrui. Il che significa anche essere in grado di tutelare tutte
queste dimensioni nelle relazioni con i propri interlocutori e sapersi “difendere”
laddove si sente che il proprio valore non viene rispettato o riconosciuto.
Mi capita spesso, in percorsi di
psicoterapia sia di coppia che individuali, di incontrare pazienti il cui
problema centrale è proprio l’attribuirsi un valore. Da lì discendono tante
difficoltà ad esprimersi, a sentirsi legittimati a dire le proprie opinioni e
farle valere, con un conseguente squilibrio nel rapporto di coppia in cui nessuno
dei due sta bene. Spesso chi fatica a percepire il proprio valore - in rapporto
al fatto che nella sua storia non gli è stato mai attribuito – assume un atteggiamento accondiscendente e si
aspetta che sia il proprio interlocutore a riconoscerlo. Ma proprio l’accondiscendenza a oltranza, anche di
fronte a palesi mancanze e inadempienze,
contribuisce a togliere ulteriormente valore a chi la adotta come modalità
relazionale. Si entra così in un circolo vizioso che mina tanto l’autostima
personale quanto la relazione di coppia.
Ecco dunque che ci ricolleghiamo
con quanto stiamo dicendo sia in questi interventi sulla coppia che nei
precedenti contributi sull’autostima: il cuore della questione sta nella
percezione di sé e degli altri in rapporto alla storia da cui si proviene. E’
quello il “motore immobile” da cui prendono origine i comportamenti che
assumiamo con gli altri e anche con noi stessi.
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